La torsione gastrica del cane, detta anche GDV, è una sindrome ad insorgenza acuta, imprevedibile e gravissima che, se non tempestivamente riconosciuta e risolta, può provocare la morte dell’animale. Conosciamola meglio.
La sindrome della dilatazione/torsione gastrica nel cane è una patologia grave, di norma a carattere iperacuto e solo in rari casi subacuto, che inizia con la dilatazione eccessiva dello stomaco per la presenza di gas a cui segue la rotazione patologica dello stomaco lungo il suo asse.
Il tasso di mortalità in corso di GDV è del 25-45% in caso di diagnosi rapida e tempestiva, del 100% nel caso in cui non venga prestato alcuno soccorso medico.
Dobbiamo fare una distinzione tra:
– dilatazione gastrica: stomaco disteso in maniera abnorme oltre i limiti fisiologici a causa di accumulo di gas (aerofagia, fermentazione batterica dei carboidrati, ecc. ) e di liquido, di cibo o per la presenza di un corpo estraneo ostacolante il deflusso pilorico;
– torsione gastrica: rotazione dello stomaco lungo il suo asse maggiore, in particolare: il piloro si sposta dal lato destro dell’addome, passa sotto il corpo gastrico, si posiziona dorsalmente al cardias sul lato sinistro dell’addome. In alcuni casi particolarmente gravi anche la milza può seguire la rotazione dello stomaco.
In seguito alla torsione, evento quindi più pericoloso rispetto alla sola dilatazione, lo svuotamento gastrico è impedito e contemporaneamente si instaura una dilatazione gassosa progressiva con occlusione dei vasi sanguigni (vena porta epatica e vena cava posteriore) e diminuzione dell’apporto ematico all’organo. Questo si traduce con shock grave (ipovolemico, cardiogeno e distributivo), coagulazione intravasale disseminata (DIC), acidosi metabolica, setticemia batterica, peritonite: tutti processi morbosi che, se non trattati in maniera tempestiva, si concludono con la morte del paziente.
Cause predisponenti e razze a rischio
La causa è sconosciuta. Il rischio è correlato alla conformazione toracica del cane e alla taglia. Risultano, infatti, più ad alto rischio, cani di taglia grande-gigante e a torace profondo e largo. La presenza nella genealogia di un genitore che ha sofferto di questa patologia può essere un fattore predisponente.
La sindrome dilatazione-torsione gastrica si può avere anche in seguito a:
✔ eccessiva alimentazione;
✔ alimenti con un elevato contenuto di grassi;
✔ esercizio post prandiale;
✔ pasti troppo voluminosi e somministrati una sola volta al giorno;
✔ soggetti che hanno l’abitudine di mangiare velocemente, in maniera ingorda e senza masticare la razione alimentare;
✔ stress elevato;
✔ svuotamento gastrico ritardato;
✔ malattia infiammatoria intestinale (ad esempio IBD)
✔ età avanzata;
✔ magrezza;
✔ anestesia.
Le razze più predisposte sono:
– Setter Gordon
– Setter Irlandese
– Alano
– Weimaraner
– Basset Hound
– Boxer
– Pastore Tedesco
– Shar pei
– San Bernardo.
Manifestazioni cliniche
Il cane colpito da questa sindrome manifesta inizialmente irrequietezza, scialorrea associata a conati di vomito non produttivi, gonfiore addominale associato a forte dolore. Nei soggetti particolarmente muscolosi, come i cani da caccia e da lavoro, alcuni segni tipici non sono sempre molto evidenti. A questa fase iniziale di malessere generalizzato segue uno stato di depressione, letargia, movimenti rigidi a testa bassa ed infine uno stato di shock caratterizzato da pallore delle mucose, polso debole, respiro affannoso, fino ad arrivare ad avere collasso e morte.
Diagnosi
La diagnosi tempestiva è fondamentale per la prognosi perciò in caso ci sia anche il minimo sospetto è necessario recarsi immediatamente presso il proprio veterinario di fiducia. L’esame fisico consente una diagnosi presuntiva di sindrome dilatazione-torsione gastrica ma non permette di differenziare la dilatazione dalla torsione. Per una diagnosi certa il vostro veterinario effettuerà delle radiografie con paziente in decubito latero-laterale destro in cui possono essere identificati lo stomaco dilatato, la presenza di gas e liquidi o eventualmente corpi estranei e la dislocazione del piloro. Questa immagine viene definita “a braccio di ferro”. È fortemente sconsigliata una radiografia con paziente in decubito dorsale poiché questa posizione ostacola il ritorno venoso aggravando ancor di più le alterazioni di circolo e quindi le condizioni del paziente.
Terapia
Il trattamento consiste nell’instituire una terapia aggressiva per lo shock e la decompressone dello stomaco. La decompressione gastrica si effettua generalmente con una sonda oro-gastrica che dalla bocca, quindi, giunge allo stomaco. Questa procedura permetterà al gas accumulato di fuoriuscire e di ottenere, quindi, una decompressione gastrica. Dopodiché lo stomaco sarà ripulito con acqua tiepida per rimuoverne il contenuto (cosiddetta lavanda gastrica). Il vostro veterinario valuterà, poi, quale terapia antibiotica sistemica instaurare a seconda del caso.
La sola lavanda gastrica, però, quasi mai è risolutiva. Il rischio di recidiva, difatti, si aggira attorno al 70% e, per questo, di solito si passa, una volta stabilizzato il paziente, ad effettuare una chirurgia. La chirurgia consiste nel riposizionamento dello stomaco a cui segue gastropessi (intervento chirurgico che consiste nell’ancoraggio dello stomaco alla parete addominale durante la quale si possono rimuovere eventuali porzioni di stomaco necrotiche e quindi danneggiate).
Prevenzione
La prevenzione è difficile dato che la causa è sconosciuta. Alcuni accorgimenti, però, per evitare recidive possono essere:
– evitare l’attività fisica nelle due-tre ore successive al pasto;
– suddividere la razione in due o tre pasti giornalieri;
– non utilizzare ciotole rialzate ( che possono determinare l’ingestione di aria);
– somministrare cibo soffice;
– gastropessi preventiva nei soggetti a rischio.
Ma vediamo in cosa consiste la gastropessi preventiva, a chi è consigliato farla e quando.
Gastropessi preventiva
Ad oggi, la gastropessi preventiva, risulta l’unico metodo per evitare la comparsa della sindrome dilatazione/torsione gastrica ed è, perciò, consigliato in tutti quei soggetti a rischio.
Come già accennato in precedenza, questa tecnica consiste essenzialmente nell’ancoraggio di una porzione dello stomaco ( la porzione pilorica) alla muscolatura addominale tale da impedire rotazioni anomale dello stomaco e da scongiurare, quindi, una eventuale sindrome dilatazione torsione gastrica.
Ci sono vari modi per realizzare questo tipo di intervento. Le tecniche più utilizzate attualmente sono la laparo-assistita e la tecnica endoguidata caratterizzate da mini-invasività e, quindi, da una ripresa rapida del paziente nel post-operatorio. Meno utilizzata, invece, la tecnica laparoscopica ed il vecchio metodo con il quale la gastropessi è realizzata in laparotomia a cielo aperto, intervento che risulta, quindi, molto più invasivo dato che la breccia operatoria è molto estesa e che presenta tempi di ripresa nel post-operatorio molto più lunghi. Nelle femmine, questo intervento, può essere eseguito in concomitanza dell’intervento di sterilizzazione. Lo stomaco viene, quindi, ancorato alla parete addominale tramite un filo di sutura da cui poi si formerà, in circa 2-3 settimane, una vera e propria aderenza (una sorta di cicatrice) che lo fisserà in maniera definitiva. Fino a questo momento il cane dovrà essere tenuto a riposo assoluto per circa 3-4 settimane, fare pasti piccoli e frequenti (anche 4 pasti al giorno se consideriamo che lo stomaco è ancorato con un filo chirurgico e che uno stomaco repleto può arrivare a pesare molto e far cedere la sutura), non fare attività soprattutto a stomaco pieno. Va da sé che, l’esito di questo tipo di intervento, consigliato e raccomandato a tutti quei soggetti che presentano uno o più fattori predisponenti, dipenderà per buona parte dalla gestione del paziente nel post operatorio.
I rischi correlati all’esecuzione di questo tipo di intervento devono essere correlati al rischio di insorgenza della sindrome dilatazione-torsione gastrica considerando che, dal punto di vista chirurgico ed anche anestesiologico, i rischi correlati all’esecuzione di un intervento profilattico in un soggetto in buono stato di salute sono comunque inferiori rispetto a quelli correlati all’esecuzione di un intervento eseguito d’emergenza su un paziente le cui condizioni di salute sono critiche.
Federica Pesce, DVM, Diploma Nazionale Siumb (Società Italiana Ultrasonologia in Medicina e Biologia), Specializzanda in malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria.